CD CONTINUO, AAVV, « SOLO », MARIKA LOMBARDI

CD CONTINUO, AAVV, « SOLO », MARIKA LOMBARDI.

« CD Classico »

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CD CONTINUO, AAVV, « SOLO », MARIKA LOMBARDI.

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AA.VV.        “Solo”             Marika Lombardi, oboe                 Continuo CR101

Quando un interprete resta “solo” con il proprio strumento, scatta inevitabilmente una sfida con se stesso e con coloro che l’ascolteranno, vuoi in una sala da concerto, vuoi davanti a un impianto di ascolto. Un interprete, in quel frangente, smette di essere tale per “diventare” lo strumento, nel tentativo, spesso vano e frustrante, di “essere” infine lo strumento stesso. D’altronde è questo il sogno che ha accompagnato ogni artista da quando il Romanticismo ha fatto proprio l’ideale dell’esecutore che si trasforma in medium, in “pontifex” (nel più stretto significato etimologico del termine), permettendo, a colui che ascolta, di con-partecipare a quanto l’interprete e il suo strumento stanno evocando in quel momento, in nome di una catarsi che è il collante supremo attraverso il quale il mistero di qualunque opera d’arte può compiersi e manifestarsi.

Non fa mai male ricordare ciò, quando si sta per affrontare il “rito dell’ascolto” e, personalmente, me lo sono ricordato dopo pochi minuti di ascolto di questo duplice disco che vede la bravissima oboista italiana Marika Lombardi alle prese con un programma dedicato a pagine della musica barocca e di quella contemporanea, suddiviso tra Johann Sebastian Bach (trascrizione della Partita in la minore), il figlio Carl Philipp Emanuel (trascrizione della Sonata in la minore), Marin Marais (con il tema e diciotto delle venticinque variazioni de “Les Folies d’Espagne”) e Georg Philipp Telemann (trascrizione delle Fantasie n. 2, 6, 8 e 10). Dal primo al secondo disco il salto temporale è di più di duecento anni e prevede il rarissimo e raffinatissimo “Studio da Concerto” di Bruno Bettinelli, i conosciuti “Six Metamorphoses after Ovid” di Benjamin Britten, l’irriverente “Pirpana” di Lasse Jalava, i geniali “Three Crossings” di Tom Johnson, la “Dance” di Božidar Kunc, il “Monologue” di John Rushby-Smith, i “Four Pieces” di Robert Sibbing e il “Divertimento” di Øistein Sommerfeldt.

Si parte da un dato di fatto, Marika Lombardi vanta la rara capacità di non suonare il suo strumento, ma di “essere” un oboe, nel senso che il principio d’identificazione esecutiva le permette di traslare in questo strumento a fiato ciò che la sua sensibilità di artista la spinge ad esprimere. Esprimere, prima di tutto, l’anima di ciò che si vuole intendere e proiettare (nella lingua hindi, l’anima è l’“atma” e in tedesco, lingua indoeuropea per eccellenza, respirare si dice “atmen”); da qui si comprende come un grande interprete di strumenti a fiato, insufflando nel suo strumento, dia respiro e trasmetta la sua anima e quella di chi ha composto quel brano. Ecco, dunque, l’anima del Barocco, attraverso la quale Marika Lombardi mette un preciso puntello, sul quale fare leva: il senso del ritmo (matematico) riesce a stemperarsi nel fraseggio armonico, preciso, ordinato (Bach padre e figlio), così come nel diluirsi in una ricerca di perenne fantasia melodica (Marais) e a fondersi in un ibrido che, a volte, raggiunge un pieno equilibrio compositivo (Telemann).

Poi, c’è l’anima del Novecento (quello storico è rappresentato unicamente da Britten), che impone altri “respiri” e qui, personalmente, non mi trovo d’accordo con quanto la stessa oboista scrive nelle note del libretto, ossia quando afferma che «i due dischi rappresentano due antipodi», poiché, semmai, li trovo assolutamente complementari. Nel senso che se buona parte della musica barocca, volente o nolente, è ancorata al principio della “teoria degli affetti”, quella contemporanea, almeno per ciò che riguarda alcuni precisi filoni di intenti, si propone di rappresentare una “teoria degli effetti” (senza dimenticare, tra l’altro, che sia la musica barocca, sia quella contemporanea sono eminentemente formulaiche, a differenza di quella romantica, considerata, in tal senso da Glenn Gould, un «accidente»). Ma, disputationes musicologiche a parte, resta, davvero encomiabile ed emozionante l’interpretazione di Marika Lombardi, precisa, appassionata e glaciale, ironica e drammatica, tenera e amara, voluttuosa e distaccata, che ci permette di assaporare e “respirare” l’ésprit del linguaggio sonoro del Settecento e di quello del Novecento. Così lontani, ma così vicini.

Andrea Bedetti

« CD Classico »

«Solo» è un percorso musicale e artistico autobiografico, lungo le tracce di personali itinerari musicali e di uno specifico percorso interpretativo. «Solo» è il suono dell’oboe nella sua purezza e nel suo canto malinconico. Ogni brano è uno spartito che ho amato per perfezione e complessità; a volte, incontrato quasi per caso, tra un concerto e l’altro, in mezzo agli spartiti di un negozio di musica e di cui ho immaginato il suono. Alcuni dei brani di questo disco non sono mai stati registrati, altri fanno parte del Repertorio (con la «R» maiuscola) degli oboisti. Li ho suonati in concerto perché mi piacevano: sono piaciuti. Mi sembrava, quindi, interessante diffonderli. I due dischi rappresentano due antipodi. Per me sono due stili nei quali mi riconosco espressivamente. L’idea motrice di questo disco è il mio desiderio di far scoprire brani nuovi, per quanto riguarda la parte contemporanea, che amerei entrassero a far parte del Repertorio. Per quanto riguarda la parte barocca, invece, contribuiscono a illuminare prospettive musicali diverse su pezzi scritti in origine per altri strumenti (flauto, viola da gamba) e che nella versione per oboe generano articolazioni, sonorità, melodie ricche di un altro peso e un altro significato, senza togliere nulla alla bellezza delle composizioni originali. Per una precisa scelta personale e musicale ho deciso di non registrare tutte le variazioni delle Folies d’Espagne e non tutte le Fantasie di Telemann. Ho escluso quelle che non ritenevo felicemente trasponibili all’oboe perché troppo legate alla timbrica dello strumento d’origine. Infine, un filo conduttore sottile, lega i brani dei due dischi: la danza. Tanto tempo fa, quando scelsi di diventare musicista abbandonai il sogno di diventare una ballerina classica. Ma è ancora la danza, il ritmo, che mi lega profondamente alla musica. Le incisioni che state per ascoltare, parlano anche di questo.

Ulteriori informazioni sono disponibili su www.continuorecords.com

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